“L’accaparramento delle terre, che prima veniva chiamato ‘colonizzazione’, è un fenomeno da sempre esistito anche se sotto altre forme. Mentre un tempo si occupavano militarmente interi Stati, oggi le multinazionali e i grossi gruppi economici praticano una colonizzazione morbida.

Essi comprano o affittano vaste aree di territorio nel sud del mondo per diversi usi: sfruttamento minerario, forestale, agricolo, ecc. Nel 2020 il numero di contratti conclusi di compravendita o affitto è arrivato a 2384, per una superficie totale di 93,2 milioni di ettari (più della superficie di Germania e Francia insieme). La maggior parte della terra acquistata o in affitto è in America Latina, seguita da Africa ed Europa Orientale. I principali Paesi investitori continuano ad essere Paesi quali Canada, Stati Uniti, Inghilterra e Cina che, come Paese, è il primo investitore con oltre 14 milioni di ettari occupati.

Le terre occupate vengono usate principalmente come miniere, per lo sfruttamento forestale e poi per le piantagioni. La crescente competizione per l’approvvigionamento delle risorse naturali (sempre più scarse e a danno dei diritti umani e dell’ambiente) esigono una trasformazione dei modelli di vita, produzione e consumo. Anche Papa Francesco, nell’Enciclica del 2015 “Laudato Si”, afferma che bisogna accettare una certa decrescita: “Sappiamo che è insostenibile il comportamento di coloro che consumano e distruggono sempre di più, mentre altri non riescono a vivere in conformità alla propria dignità umana. Per questo è arrivata l’ora di accettare una certa decrescit

a in alcune parti del mondo, procurando risorse perché si possa crescere in modo sano. Diceva Benedetto XVI che è necessario che le società tecnologicamente avanzate siano disposte a favorire comportamenti caratterizzati dalla sobrietà, diminuendo il proprio consumo di energia e migliorando le condizioni del suo uso”. Il 10% più ricco della popolazione rurale possiede il 60% del valore dei terreni agricoli; mentre il 50% più povero della popolazione rurale, che è generalmente più dipendente dall’agricoltura, ha solo il 3% del valore della stessa. Quindi, assistiamo ad un accaparramento di grandi porzioni di terre nei Paesi meno o sottosviluppati da parte della Cina e delle maggiori potenze economiche mondiali.

Questa corsa è motivata dal fatto che c’è sempre una maggiore richiesta di risorse minerali e di cibo. Un mondo che si rivela consumistico e bulimico nel divorare le merci. Il capitalismo, che per certi aspetti ha perso il controllo di sé e porta ad uno sperpero di risorse nei Paesi più sviluppati, non permette al Terzo Mondo di affrancarsi dal giogo dello schiavismo nelle sue diverse forme. In altri termini, bisognerebbe dare più spazio allo sviluppo sociale ed economico dei nostri fratelli che stanno nel Terzo Mondo, dato che le risorse non sono infinite, e occorrerebbe adottare politiche più sostenibili nei Paesi sviluppati.

Ad esempio, ci si chiede se sia sostenibile che ogni tre anni un qualsiasi elettrodomestico venga sostituito quando potrebbe durare, con l’opportuna manutenzione, anche molto più a lungo. Se si dicesse basta alla “pattumiera facile”, riparando il più possibile ciò di cui siamo in possesso, nascerebbe la nuova economia del riciclo e, con le risorse minerali ed energetiche risparmiate, si permetterebbe al Terzo Mondo di migliorare”.

 

Ing. Francesco Campisano “Cultura, Movimento, Condivisione”